Il Suono Arturia: un Viaggio nella Storia dei Sintetizzatori

Il Suono Arturia: un Viaggio nella Storia dei Sintetizzatori

Il mondo Arturia si caratterizza da un concetto base davvero molto interessante: una visione di estrema innovazione ed integrazione totale di hardware e software che si traduce nel vero futuro del sintetizzatore. Per capire al meglio l'idea dietro ai sintetizzatori Arturia, abbiamo deciso di parlare di uno dei suoi modelli di punta, l’Arturia Polybrute

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Storia dei modelli Arturia 

L’Arturia Polybrute è il sintetizzatore di punta di Arturia, per lo più totalmente analogico, che ha attraversato più di 20 anni di storia. Nel 1999, infatti, due amici francesi, Fred e Jill, accomunati dallo studio dell’ingegneria e dalla passione per la musica, decidono di fondare Arturia, un’azienda software. Il primo prodotto lanciato da Arturia nel 2000 è Storm, una DAW, un ambiente di produzione digitale. A partire dal 2003, inizia la collaborazione di Arturia con Bob Mog per sviluppare una emulazione del Moog Modular, ovvero l’Arturia Modular V. 

Nel 2009, invece, esce l’Arturia Origin, il primo vero synth di Arturia, un software dentro una scatola, un sintetizzatore completamente digitale che ha il pregio di includere tutti i vari moduli dei Moog, Sequential, ARP che l’utente può usare a proprio piacimento.  

Il vero suono Arturia, però, sarà determinato da un’altra categoria di prodotti: tutti quelli che sono caratterizzati dalla sigla “Brut” nel nome. Tra il 2012 e il 2018, infatti, iniziano ad essere lanciati sul mercato i vari Mini Brut: il Mini Brut, il Micro Brut, il Mini Brut 2 e il 2S. Negli ultimi due anni, invece, i modelli che Arturia ha proposto sono il Micro Freak e il Mini Freak, sintetizzatori che mutuano le caratteristiche di modelli Brut e le traducono in un mondo incentrato sul digitale e molto più flessibile delle interfacce analogiche. 

Le caratteristiche del suono Arturia 

Il suono Arturia si compone di 4 elementi principali. Per prima cosa, i synth Arturia sono dotati di oscillatori con a bordo un mixer di forme d’onda. Si tratta di una caratteristica riscontrabile in praticamente tutti i modelli “Brut” e sui “Polybrute”. Pertanto, si avrà l’opportunità di miscelare le diverse forme d’onda. 

Su synth di questo tipo è disponibile anche il Metalizer, una sorta di Wave Shaper, che consente di deformare la triangolare e il controllo di Puls qualora si usassero onde quadre e derivati. Alcune sonorità prevedono il Sync tra oscillatori, l’FM tra oscillatori, l’FM degli oscillatori sul filtro, l’introduzione di Noise. Insomma, tutto un panorama di suoni che è molto distante da mondi come quello della Moog in cui l’oscillazione di base è molto semplice e non si ha un grandissimo intervento timbrico sulla forma d’onda. 

L’intervento timbrico accadrà in maniera molto caratteristica sul filtraggio, un punto di forza della sonorità Arturia. Il filtraggio classico Arturia, infatti, è un filtraggio Steiner Parker, molto diverso dal Transistor Ladder presente sul Subsequent 37. 

Nel complesso, si tratta di un filtro che ha un circuito di feedback attivo che non perde le frequenze basse nel momento in cui si dà risonanza. Essendo un filtro multimodale, è possibile passare in maniera fluida da un filtro Low Pass ad uno High Pass. 

Un’altra caratteristica fondamentale, che è poi quella che dà il nome alla serie “Brut” è il cosiddetto Brut Factor, ovvero un circuito di feedback in cui viene l’output del filtro e reinserito nello stesso filtro, producendo un livello di distorsione piuttosto elevato. 

Un elemento che caratterizza la sonorità Arturia è l’interfaccia utente. Se è vero che per i primi Brut l’interfaccia utente era quella semi modulare, sul Micro Freak viene potenziata con l’introduzione della tastiera capacitiva. 

La suonabilità, quindi, è espansa da due elementi, un pad e un ribbon controller, attraverso cui, semplicemente con il dito, è possibile modulare qualsiasi cosa. L’interfaccia è apparentemente normalizzata che fornisce la sensazione di interagire con un sintetizzatore precablato

In realtà, si tratta di un’interfaccia semi modulare perché all’interno della matrice è possibile scegliere un qualsiasi incrocio XY e gestire le modulazioni in entrambi i sensi, sia con polarità positiva che negativa. Un altro elemento importante è il Morphée, un controller che consente di creare un movimento da un suono all’altro nello stesso preset. 

Le peculiarità di Arturia Polybrute

Oltre ad avere tutte queste funzionalità, l’Arturia Polybrute è dotato di un elemento che per un sintetizzatore analogico è davvero insolito. Parliamo del morphing, ovvero quell’elemento che consente di passare gradualmente da una patch all’altra. 

È possibile anche attivare la modalità Split, che divide la tastiera e mostra chiaramente la zona di divisione tra le patch A e B. In alternativa, la modalità Layer permette di suonare entrambe le patch sovrapposte, creando una timbrica estremamente complessa. Questo approccio è particolarmente interessante quando si hanno patch molto diverse tra loro che suonano contemporaneamente in modo unisono.

Nel registrare una sequenza, è possibile scegliere un qualsiasi step, con l'interfaccia che mostra tutti i vari step modificabili in modo simile a quanto si avrebbe su una traccia MIDI. Questo consente di passare dal primo layer al secondo, ad esempio, ascoltando la patch A e poi passando rapidamente alla patch B. 

In questo modo, è possibile regolare parametri come attacco, lunghezza e pitch in modo graduale, ottenendo una varietà di timbriche senza effettuare un semplice crossfade di volume tra le patch A e B. L’effetto finale si traduce in una transizione armonica e continua tra le patch che aggiunge un tocco distintivo alla performance musicale. 

Conclusioni 

Arturia sembra avere una delle visioni sul mondo dei sintetizzatori più innovativi e particolari che ci siano attualmente sul mercato. L’Arturia Polybrute non può che essere la normale conseguenza di prodotti come il Micro Freak oppure il Mini Freak, soluzioni più abbordabili ma che offrono opportunità di sound design davvero infinite. 

Tra gli aspetti più interessanti è la possibilità di sperimentare un’esperienza hardware senza mortificare l’aspetto software e digitale che, molto spesso, offre delle prestazioni superiori rispetto alla maggior parte delle macchine di natura analogica.