UAD Solo/610: Il Calore di un Preamp Microfonico Valvolare

UAD Solo/610: Il Calore di un Preamp Microfonico Valvolare

Un preamplificatore esterno è in grado di migliorare il suono di una scheda audio? Partendo da questo quesito, abbiamo deciso di realizzare un esperimento e capire se uno strumento del genere è davvero utile alla nostra causa. In particolare, la scelta è ricaduta su UAD Solo/610, un preamplificatore che si propone con l’emulazione del Putnam 610. Non ti resta che continuare a leggere le prossime righe per scoprire in che modo uno strumento di questo tipo incide sul suono di una interfaccia audio. 

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Cos’è un preamplificatore valvolare? 

Un preamplificatore valvolare è un dispositivo che intercetta il segnale in uscita da un microfono e lo pre-amplifica, andando ad aumentare il voltaggio che esce dal microfono che, altrimenti, sarebbe troppo basso per poter essere ascoltato. Inoltre, a seconda del preamplificatore scelto, questo dispositivo può anche apportare maggiore saturazione armonica, distorcendo leggermente il segnale, garantendo un “colore” caratteristico. 

Sfatiamo subito un mito: non è detto che un preamplificatore valvolare abbia un suono “caldo” e uno a transistor o a stato solido avrà un suono “freddo”. Sono terminologie che sono strettamente legate al mondo in cui avviene la preamplificazione oppure l’amplificazione all’interno del dispositivo. 

Quindi, se non viene dato abbastanza gain da saturare, i preamplificatori dovrebbero essere neutri e avere una resa qualitativa sonora che consiste in un SNR (Signal To Noise Ratio) molto elevato, ovvero la distanza tra il segnale che viene registrato e il rumore di fondo, che permette di non avere rumore di fondo udibile e una riproduzione del segnale senza distorsioni e inflessioni che lo vanno a deteriorare. 

Come funziona un preamplificatore valvolare? 

Per prima cosa, su UAD Solo/610 ci sono due potenziometri, uno che si occupa del gain e l’altro del level. Si tratta di un concetto molto simile a quello che viene applicato su un mixer: il gain è considerato l’elemento che gestisce il volume di input, consentendo al segnale di andare all’interno del preamplificatore; il level, invece, è il livello di uscita che andrà verso una scheda audio, un mixer, etc.  

Inoltre, ci sono anche diverse modalità a cui attingere. Ad esempio, il UAD Solo/610 può funzionare come preamplificatore microfonico oppure come preamplificatore DI. Con il UAD Solo/610 è possibile anche selezionare l’impedenza di entrata, una sorta di resistenza che incide sul modo in cui viene accettato il segnale di ingresso di un microfono oppure di uno strumento. In ogni caso, l’impedenza bassa è quella perfetta per i microfoni. 

Tra le funzionalità di UAD Solo/610 c’è anche l’inversione di fase, molto utile nel momento in cui si registrano un paio di segnali con una coppia di microfoni stereo proprio per evitare che ci siano problemi di fase. 

Il test con le schede audio, microfoni e synth

Al fine di effettuare un test utile ed efficace, è necessario considerare non solo le schede audio ma anche microfoni differenti oppure un synth, per poter apprezzare maggiormente il modo in cui un preamplificatore come UAD Solo/610 può incidere. Per l’ultimo caso, sarà necessario utilizzare l’ingresso DI.  

La prima valutazione da fare è la seguente: la qualità della timbrica è dettata prevalentemente dalla scelta del microfono e dal suo posizionamento. Infatti, passando da un microfono entry level ad una soluzione più costosa, si può apprezzare meno rumore e un guadagno migliore. 

C’è da dire che su segnali come i sintetizzatori o meno complessi della voce, il risultato non è così distante tra una scheda audio e un preamplificatore il cui costo è decisamente maggiore. 

Il preamplificatore esterno è un upgrade per una scheda audio di fascia alta? 

Una domanda altrettanto interessante è la seguente: il preamplificatore esterno è un upgrade anche per una scheda audio di fascia alta? A tal proposito è possibile eseguire un test su un’interfaccia audio di livello superiore, come un Apollo Twin X Duo. Il test ha come conclusione una constatazione molto semplice: la differenza timbrica c’è ma non è tale da giustificare l’acquisto di un preamplificatore così costoso a cui vale la pena affidarsi nel momento in cui si è in possesso di un’interfaccia audio i cui preamplificatori stessi non fossero di qualità. 

Conclusioni 

Come moltissime questioni riguardanti il campo audio e recording, la risposta ad alcune domande è: dipende. Dipende dal setup, dalle tue necessità, dagli strumenti che si utilizzano e da quanto si è capaci ad usarli. Vale la pena affidarsi ad un preamplificatore? Nel caso in cui tu abbia già a disposizione una scheda audio valida, la risposta potrebbe essere no; invece, qualora tu fossi alla ricerca di un “colore” particolare per le tue registrazioni, il preamplificatore esterno è pressoché l’unica strada da percorrere.